sabato 15 febbraio 2020

Cosa vuol dire giocare oggi, cioè stamattina

Questi sono i post che leggete quando non posso uscire di casa. Mi spiego. Sto ancora poco bene. 

Su Roma splende il sole (persino troppo caldo per essere febbraio) ma l'influenza appena passata mi costringe a considerare la giornata in maniera diversa. Mi sento come dopo l'ultima maratona a Doom2. Allora, giocai per una notte e una mattina intere. Dovevo battere il mio record. Ma fu il record a battere me perché crollai sul letto prima di uccidere quel tizzone d'inferno che era il boss finale.. 

Ed ero giovane, a quel tempo. Scrissero sulla Bibbia che c'è un tempo per ogni cosa. Forse sto rubando il mio tempo, perché con le dovute precauzioni, e le ridotte possibilità, faccio quel che facevo a 15, 20, e persino 30 anni. 

Videogiocare significa porsi in relazione con una macchina e un programma pensato per divertire. Non è lo scopo della vita, posso capirlo, ma se penso a quelli che considero gli scopi della vita, mi viene da piangere. Quindi, gioco. 

Altri scopi di vita, come i miei figli, si dedicano esclusivamente alla Play 4 (dopo l'Università e qualche pallosissimo esame) e ciò non mi sembra etico, e gliel'ho detto. Un videogiocatore deve integrare pc e consolle, come minimo, senza considerare che anche tra le consolle c'è una bella varietà. 

Giocare è un'arte, non un obbligo e nemmeno un sacrificio. Di sacrifici e di obblighi ne possiamo scegliere altri, dal mattino in cui apriamo gli occhi, fino alla sera, o alla notte, quando li chiudiamo per qualche ora. E in genere sono attività che ci stancano, ci fanno desiderare di far altro, e ci costringono a fare filosofia, come quando ci mollò l'unica ragazza che veramente volevamo. Chiedo perdono alle signore che giocano per questo momento di maschilismo. 

Lo so che avete anche voi di queste manie ma indubbiamente, quando colei che ricordo mi fece capire che era finita, compresi amaramente che esiste qualcosa di peggio del fatidico GAME OVER o delle schermate blu di un pc bizzoso. Forse per una donna è anche peggio, non voglio assolutamente coniugare la capacità di soffrire di un essere umano a seconda del sesso. 

Il problema è che ricordo benissimo quel che provai io, in quel momento, maschio con le penne più basse del PIL italico odierno, praticamente rasoterra. C'era semplicemente l'altra parte dell'Universo che mi mandava a cagare. E non era nemmeno colpa sua. Non potevo trovare cheats, trucchi, scorciatoie da tastiera. Ora, forse, capite perché preferisco giocare.

Con i giochi, spesso puoi usare la fantasia e persino barare. Con quell'immagine che ho dentro, spiaccicata tra le interiora e i circuiti cerebrali, no. Sono seguite quelle della morte di mio padre e altre tristezze simili. Sono puntaspilli nell'anima e non te li togli mai più. Si cicatrizzano, con il tempo, ma restano. Non c'è una nuova partita, non si torna indietro, se non nei sogni.

Videogiocare significa anche non pensare o meglio pensare ad altro. Va bene la PS 4 e un pc, come minimo, così configurato:

Almeno un Intel Core i7 - con AMD Ryzen 5 2600X 4,20 GHz e una scheda video Nvidia GeForce RTX 2070 8GB, 16 GB DDR4 eccetera. Diciamo che con gli accessori, indispensabili, con 2000 euro ve la cavate. Non sono pochi, lo so. 

Potete risparmiare sui giochi, nei prossimi giorni vi dico come. Ma non era proprio questo il senso del post. Capitemi, sono giorni così.

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