giovedì 10 luglio 2025

Addio, mia bella, addio: il senso di struggimento nei videogiochi

 


Il senso della vita, specialmente qui nel Draghistan, include un certo sentimento di struggimento; come potevano i videogame, essenzialmente simulazioni della vita reale, sfuggire a questa regola?



Lasciare i propri affetti per andar a morire nelle varie guerre inventate di sana pianta dei regimi forse non ha nulla di glorioso dal nostro punto di vista. O meglio, per noi, che abbiamo visto e capito che il senso profondo da rappresentare a uno stato padrone è solo il rifiuto.


Resta il fatto che la malinconia di tanta gente sacrificata sugli interessi di ricchi e potenti grida vendetta ed è un grido struggente. Nei videogame, tutto questo è stato spesso ben illustrato nella storia e nel gameplay.


Per esempio, nel nuovo Death Stranding 2, dove il protagonista di momenti struggenti ne vive parecchi. In questo gioco ,consegnare pacchi diventa una missione di vita e tutto ruota introno alla  distribuzione di beni e risorse.

 


Ma nella vita reale non è molto diverso: si può soffrire quanto si vuole nell'anima, afflitta da amori delusi e lunghi addi. Ma soffrire fame, sete e freddo può rivelarsi molto peggiore e la gente muove i propri passi per questo soprattutto. Insomma, le necessità fisiche prima di quelle morali e spirituali.


Bene, se la pensate così, allora non dovete perdervi un grande romanzo che nella giornata di domenica potrete scaricare e leggere collegandovi a un blog amico. BAGLIORI SUL BULICAME è forse il romanzo più bello e struggente che io abbia letto. E voi potrete leggerlo gratis domenica.



Tornando ai videogame struggenti, di solito si tratta di guerre impossibili da vincere o da personaggi indimenticabili che ci fanno commuovere. E quindi ,automaticamente, la stessa commozione sparisce se si tratta di resistere a un'orda di zombie affamati piuttosto che andare a eliminare l'inferno da una base spaziale infestata da demoni. Forse vivere include una certa dose di tristezza e di commozione ma morire anche di più. E i videogame non sfuggono a questa considerazione.


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