Libertà nei videogiochi: come battere il Draghistan?

 

Siamo nel Draghistan, in uno dei tempi più bui della storia recente italiana. 

Molti si erano messi in testa di cambiare con la forza bruta la Costituzione senza riuscirci in pieno. Stavolta, gran parte della partitocrazia ha sovvertito la nostra Carta dopo che chi doveva difenderla ha chiamato un banchiere per umiliarla con provvedimenti che violano la Carta ma anche i trattati internazionali che sono stati creati per difendere gli stessi principi. 

Ed eccoci nel Draghistan, dove la grande industria plaude, i mezzi di comunicazione esultano, i giornali nella quasi totalità approvano e il popolo è diviso ed emerginato specie in chi non piega la testa al ricatto e non porge il braccio alla siringa. 

Come ho scritto più volte, la realtà simulata nei videogame è migliore di quella che il Dragone Volante e i suoi complici e servi stanno imponendo all'ex Belpaese. Esistono anche videogame che si richiamano all'idea stessa di libertà.

 

Se pensiamo al primo Last of Us, la libertà era proprio compressa dai militari che speravano di fermare il micidiale contagio fungino addirittura sparando sui civili in fuga dalle metropoli infestate.

Come accade anche nel bellissimo Days Gone dove il senso di un mondo perfettamente esplorabile girando in motocicletta è addirittura esaltante.

 

Invece in Horizon Zero Dawn il concetto di libertà torna più volte in chiave futuristica. 

Tutti i giochi della serie di Matrix fanno intuire che siamo prigionieri e quindi la libertà esiste solo fuori dalla Matrice.

A Way Out, per Ps 4, parla di due prigionieri che devono uscire da un carcere di massima sicurezza.  

 

Anche in The Suffering, del 2004, si raccontava la storia di un uomo incarcerato per aver commesso un delitto atroce ai danni della sua famiglia, che deve salvarsi dall'ingresso di demoni terrificanti nel penitenziario e insieme comprendere la vera realtà della sua situazione personale.

 

Come dimenticare l'utimo videogioco finora uscito della serie Silent Hill dove un prigioniero viene prima strumentalizzato da un secondino criminale e infine si trova a dover combattere contro i demoni della sua coscienza? 

Nei videogame certamente la realtà è vista come una sorta di prigione o di labirinto da cui trovare riparo o rifugio e magari poterlo abbandonare.

Gli sparatutto sono improntati sempre sul concetto di distruggere ciò che ci minaccia e comunque ci sbarra la strada verso l'uscita.

Nello splendido romanzo di fantascienza che ho letto, scaricandolo per soli 99 centesimi da QUESTA PAGINA, sono i perfidi alieni a intrappolare l'essere umano nella morsa della Matrice che serve a spillare loro ogni energia utile 

Come si esce dal Draghistan e dalle sue restrizioni ridicole? Questo regime infatti ci obbliga a dover utilizzare permessi statali per avere agibilità che un tempo erano naturali e connesse con le dinamiche sociali costituzionali. Ora, chi non si vaccina viene pubblicamente minacciato (Sileri, mi fai sorridere, non faresti paura a un pulcino appena nato), privato della libertà di lavorare, spostarsi viaggiando, entrare o uscire da comuni, regioni, isole e terraferma e persino entrare in determinati negozi.

Senza aver cambiato una riga della Carta che vieta questi orrori, il regime del Draghistan li sta imponendo tutti con buona pace di gran parte dei magistrati.

La realtà stessa ci pone davanti a un survival orrorifico-istituzionale dove la chiave per finire e quindi vincere il gioco è combattere l'ingiustizia insieme. 

Tamponarsi inutilmente, scaricare Nazi Pass per obbedire ai diktat del regime e soprattutto porgere il braccino alla siringa di stato è un favore al Dragone Volante. Ma se volete siringarvi non dovete mai concedere al regime draghista di imporlo con la forza agli altri. Ecco come vinceremo questo videogame.