Il sommo poeta aveva ragione sugli Italiani, che io chiamo Draghistani. Ma è necessario stanare, tra la moltitudine di pecore, oltre quelle nere, soprattutto quelle matte.
Infatti anche in questa campagna elettorale ,alcuni buontemponi si sono candidati sostenendo che la maniera migliore per contestare il regime, si ottiene facendone parte. Una sorta di geni della demenza oltre che della supponenza e che servono solo per portare un po' di pecorelle che non volevano stare nei recinti tra le comode urne del sistema cioè del regime.
Ovviamente i loro risultati elettorali sono vicini allo zero ma è uno zero che si chiama invece zelo dato che queste pecore matte portano acqua al mulino che vorrebbero riformare se non abbattere.
In qualche modo sono dannose perchè illudono le altre pecore che un edificio inquinato fin dalle fondamenta possa essere rimodernato e riassegnato a usi civici, un po' come quelli che urlano contro Madame Uèuè ma vorrebbero un'altra Madame Uèuè e non riavere la libertà perduta.
Noi che le urne le disertiamo veramente, sappiamo che per abbattere un regime si deve annullare le sue cerimonie esecutive, quelle che lo tengono in vita. Per esempio, una tra queste, la peggiore, è la delega ad agire (male) che viene fornita a questi tirannucci con la scheda elettorale.
Certo che ,poi, persino tra i tiranni che ci rendono impossibile la vita ne esiste qualcuno meno peggio che si avrebbe la tentazione di premiare rispetto ai colleghi ancora più maligni. Ma in questo modo, il regime avrebbe comunque nuova linfa. E invece la nostra speranza risiede nella percentuale dei votanti ancora in calo. Ma la nostra battaglia è solo all'inizio. Il bicchiere è mezzo pieno e invece deve restare vuoto. Il regime deve inchinarsi al popolo che lo contesta. Di pecore matte non ne abbiamo alcun bisogno.
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