sabato 22 aprile 2023

Schiavi, reclusi, sorci e altri prigionieri non dimenticano

 


Se non si fosse capito, sono contro qualunque reclusione. Nascendo, già ci ritroviamo reclusi dentro un corpo, una comunità, una situazione di vita. La famiglia, più o meno naturale, ci ama o ci odia; ci accoglie o ci abbandona. Qualche volta ci vende. Purtroppo, cominciano già a fare piani per noi. 



In ogni caso, potremmo mai farci qualcosa? Abbiamo una scelta? No di certo: siamo in balia di un mondo adulto che ci fissa con disprezzo o con sospetto. Da quel momento, incessantemente, cominciamo a cercare conforto e rifugio. 

Stiamo male e soffriamo perché ci manca qualcosa dal punto di vista affettivo. qualche volta ci manca persino il pane. Va bene una coperta o un poster nei casi migliori. Questa situazione si protrae per mesi o anni, forse decenni. Possiamo immaginare chi o cosa ci manchi ma comunque non lo troviamo e allora cerchiamo succedanei. Talvolta hanno le gonne corte e i tacchi a spillo. Talvolta hanno le sembianze di sogni che rincorriamo. Qualcuno scrive poesie, altri romanzi. 



Un giorno il mio scrittore preferito mi confessò che talvolta s'inventava le donne che avrebbe voluto conoscere e le infilava nelle storie che aveva in mente per scrivere racconti o romanzi. Io gli risposi che le donne che avrei voluto conoscere, le cercavo nei videogiochi. Restò un attimo a rifletterci, poi rispose che se c'era un momento triste, nella mia e nella sua esistenza, era incontrare la donna che aspettavamo nella realtà e renderci conto che non ci voleva, che ci rifiutava. Io gli confessai che quelle donne erano tali nei videogame che avevo messo da parte. 


Risolvevo in questo modo l'ennesimo mio dramma. Pensavo a quel tempo che avrei preso un cagnolino. Poi il mio poster mi fece una scenata e lasciai stare. Quando rifletto su queste faccende, mi vengono sempre in mente situazioni come quella dei veri reclusi, che abbiamo pensato di nascondere dietro i muri di una prigione.



 Non riusciamo a essere liberi quasi mai, e comunque sappiamo molto bene come eliminare le residue libertà altrui. Lo so che chiunque sia soddisfatto della propria esistenza, penserà che questo post è scritto da un depresso, malato o persino svitato. Tra l'altro, non ho mai detto di non esserlo. Personalmente, ho cercato la mia coperta di Linus nei videogame ed è andata benone per anni. Il Draghistan è venuto a casa mia a prendermi a calci e io non posso perdonare, scusatemi.

 Possono rivoltarsi la Corticella come vogliono, ma io non posso perdonarli. So recludermi da solo, non ho bisogno di incentivi: avrebbero dovuto saperlo. Da parte mia, sapere che le loro manovre hanno tolto la vita alle varie vittime da effetti collaterali, scuote la mia coscienza di sorcino da Play. Io non posso dimenticare e non posso perdonare. 



Vedete, cari servi del Draghistan, posso garantirvi che qualcuno, da qualche parte, sta già ragionando su come farvi scontare il male che avete evocato nel mondo. 

La sofferenza, il male già presente nelle nostre vite, non ha alcun bisogno di essere ampliato, moltiplicato, diffuso con guerre, epidemie colpose, siringazioni obbligatorie e altre amenità nefaste del genere. Vi fate assolvere in Terra ma la terra non basta mai. Purtroppo per voi, la galera che immaginate per altri, non finisce qui e ora. 

Devo finire con un dovere che mi sono posto. Lo scrittore che citavo prima ha scritto questa raccolta incredibile, che per me è stata una rivelazione. Ispirata al contagio, racconta le situazioni appena evocate da questo post. Ovviamente non la troverete mai in nessuna delle librerie che, guarda caso, stanno chiudendo tutte. Capite? Chiudono ma libri come questo li trovate solo su Amazon. Tirate voi le conclusioni. 



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