Qui nella mia consueta tana, dove esploro nuovi videogame che poi vi descrivo e mi diverto con i vecchi, ascolto tutte le diatribe nel Draghistan e, con molto divertimento, in particolare quelle che si svolgono all'interno del cosiddetto mondo del dissenso draghistano.
In genere si tratta di personaggi venuti alla ribalta, nel Tubo, mentre tutti noi combattevamo contro la dittatura sanitaria esplosa qui nel Draghistan, dal 2020 in poi.
La gente era oppressa in vari modi, chiusa in casa dal tramonto in poi, stile coprifuoco, fino a delimitare precisamente i diritti civili con l'infame istituzione dell'infame nazi pass. In breve, il paese fu caratterizzato da lande deserte e desolate dove solo cani randagi, vari uccelli e zanzare in cerca di prede potevano liberamente circolare, controllata a vista da pattuglie di poliziotti incaricati di far eseguire la forzosa quarantena. Il covidillo, infatti, fu chiaramente invitato dai vari virologi-star a circolare solo dopo le 18.
Di giorno, lunghe file ai supermercati per reperire scorte alimentari ma regolarmente muniti di auto-certificazione e in un tempo limite a causa della grande affluenza.
Poi la situazione peggiorò gradualmente a partire dall'imposizione della miracolosa cura relativa alle siringhe statali. Chi non aderiva, per i suoi motivi, in base alla Carta di Nizza, alla Convenzione di Oviedo o ai capperi suoi, era minacciato in vari modi e conseguentemente relegato fino a non poter frequentare uffici pubblici, ristoranti e con il dovere di bere il caffè in piedi nei bar, senza potersi sedere. Doveva anche abituarsi a vivere senza lavorare, così per sport.
Come in ogni dittatura, il regime si affidò ai sostenitori che lo servivano, per esempio, cantando allegramente dai balconi e a quelli che facevano rispettare a suon di multe il divieto di vivere come prima.
A volte, i renitenti alla siringhe di stato si riunivano, manifestavano, ritrovandosi sia nelle piazze, durante ovviamente i periodi concessi dal regime ma soprattutto, virtualmente, nei social, anche Youtube. Ecco allora sorgere movimenti, partitini e riunioni condominiali con velleità politiche. Gente che aveva arringato le folle di ribelli tramite video e occasioni come cortei e assemblee di piazza si mise nella cabeza di concorrere per entrare nello stesso regime che aveva accusato di ogni nequizia pubblicamente.
Esattamente come quelli che strepitano contro Madame Uèuè ma si candidano per entrare nel suo inutile parlamento. La scusa è sempre la stessa: la dittatura esiste e ci fa male ma ora ci pensiamo noi a sistemare le cose: votateci. Noi sì, che siamo differenti e cambieremo il Draghistan.
Ovviamente, ci cascano gli allocchi. Infatti, il successo elettorale di questi allegri soggetti generalmente non arriva al punto percentuale. Il regime si crogiola di questi ragazzi che a modo loro limitano la vera ribellione contro il regime: non partecipare alle sue manovre, comprese quelle elettorali.
I dignitari del Draghistan, l'unica manifestazione popolare che temono veramente è lo spernacchiamento delle urne. Questa gentarella si pulisce la coscienza con la delega ricevuta da chi vota, poi, puntualmente, fa il contrario di quel che prometteva durante la campagna elettorale. Sempre lo stesso trucco per gli stessi allocchi che glielo permettono.
In loro soccorso arrivano i finti portabandiera del dissenso che fanno alzare seppur di poco, la percentuale di quelli che tale delega al regime ancora la vanno a concedere. Non ci vuole molto a capirlo ma vallo a spiegare a chi li segue ancora sperando che un portabandiera sia il migliore della folta schiera di ribelli veri che vorrebbe rappresentare.
Beata minchiosaggine!
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